Buena suerte “panterone”!
La storia della Lazio è piena di divorzi improvvisi, di addii silenziosi o burrascosi, di separazioni laceranti che lasciano strappi nell’anima e nel rapporto tra chi va via e la gente laziale che neanche il passare del tempo riesce a guarire o ricucire. L’elenco è lungo ed è stato aperto negli anni venti da Fulvio Bernardini, quel figlio cresciuto in casa (era entrato a 13 anni e mezzo, nel 1919) che ha abbandonato la Lazio nell’estate del 1926 perché attirato dalla possibilità di diventare professionista e guadagnare giocando a calcio andando, primo di una lunga lista, a giocare con l’Inter.
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