Perché non possiamo avere un presidente normale?

In 17 anni e mezzo di presidenza, Claudio Lotito è finito in tutti gli scandali possibili e immaginabili, calcistici e non.
Da Calciopoli ad Alitalia e a quel seggio al Senato reclamato presentando conteggi approssimativi e con verbali spariti , passando per il caso-tamponi, la condanna per il patto parasociale ai danni degli azionisti, la doppia presidenza Lazio-Salernitana ottenuta in deroga ai regolamenti e i rapporti con le parti correlate che sono costati alla Lazio decine di milioni di euro.
Diciassette anni e mezzo vissuti camminando sempre su quel sottile filo che divide il legale dall’illegale, dando di sé l’immagine del tipico personaggio italico un po’ maneggione e ammanicato che va avanti e si salva sempre grazie ad appoggi politici e rapporti stretti con le “istituzioni”.
Il tutto con l’immagine della Lazio sempre calpestata e noi costretti da anni a sopportare bugie del tipo: “Le mie aziende, ahimé, vengono usate dalla Lazio per risparmiare sui costi e sui tempi di pagamenti”.
La realtà ribaltata, con la faccia tosta di chi cerca sempre di convincerti che ha ragione incartando un pacco pieno di bugie, modificate in modo tale da farle apparire ad un occhio distratto vere.
“Io ho una società di vigilanza, secondo lei è normale che io mi rivolga a qualcun altro? Si chiama sinergia”.
Già, peccato che questa “sinergia” ci costa dal 2006 quasi un milione di euro all’anno, quando prima dell’avvento di Lotito la Lazio non pagava una società di vigilanza e il controllo di chi entrava a Formello era affidato ai dipendenti della Lazio.
Ma è solo uno dei tanti esempi, perché la Roma Union Security è solo una delle aziende del patron che si è riempita la pancia con i soldi della Lazio. Lo scrivo da più di 10 anni, qualcuno ha avuto bisogno del servizio di Report di ieri sera per aprire gli occhi.
Ma tanto se ne parlerà oggi, domani, ma dopodomani sarà già tutto dimenticato. Perché va così da più di tre lustri e continuerà ad andare avanti così, purtroppo, chissà per quanti anni ancora.
Insomma, una “coglionella” continua, con Lotito che oltre ad incassare soldi dalla Lazio senza aver messo un solo euro nelle casse della società da agosto 2004 ad agosto 2021, si dipinge all’esterno come una sorta di benefattore che ha salvato la Lazio, quando nella realtà è esattamente il contrario.
Già, perché se Lotito è arrivato dove è arrivato oggi solo ed esclusivamente grazie alla Lazio, a tutte le porte che gli ha aperto essere il presidente della società più antica della Capitale e alla popolarità che gli ha regalato il calcio. Non solo gratis, ma guadagnandoci. E pure tanto…
“Io devo parlà con gente che capisce… Io so bravo, prendo uno a 100.000 euro (Akpa-Akpro) ma non te lo pago subito, ti dico che te lo pago di più se raggiunge determinati obbiettivi. E mi sembra chiaro che oggi Akpa-Akpro non valga 100.000 euro, no?”.
“Ma neanche 12,705 milioni di euro”, gli risponde l’intervistatore… Silenzio, imbarazzo totale e ricerca dell’ennesima frase a “coglionella” per uscire dall’empasse.
“Lei non guardi adesso la situazione del mercato di oggi, ma la situazione del mercato di due anni fa”…
E quale era la situazione del mercato di due anni fa, che poi era in realtà un anno fa? Semplice, La Lazio aveva il tesoretto della Champions League da investire e allora quale occasione migliore per fare un “affaruccio” con la Salernitana, oppure un altro “affare” in Turchia prelevando per 21 milioni di euro Muriqi?
Sì, perché a farci la coglionella non è solo Lotito, ma anche Tare che quando ha presentato Muriqi ha detto testuale: “Se non fosse stato per il periodo della pandemia, non avremmo potuto acquistare Vedat Muriqi a queste cifre. Forse non avremmo potuto proprio farlo”.
Per dirla alla romana, insomma, che culo che abbiamo avuto, che grande occasione ci ha servito su un piatto d’argento questa pandemia.
E per chiudere con Akpa-Akpro, nell’intervista a Report ha ammesso che la Lazio ha pagato la Salernitana, mentre quando è scoppiato il caso della valutazione gonfiata del ragazzo, nonostante la cifra messa a bilancio Lotito è arrivato a dire che erano “voci false”, che l’operazione non era a bilancio e che la Lazio “non aveva cacciato un euro”.
Insomma, una voce messa a bilancio dalla Lazio stessa definita una “voce falsa” da chi quel bilancio lo firma e per farlo incassa 600.000 euro all’anno di stipendio.
Ovvero 50.000 euro al mese contro i 1.000 euro al mese percepiti dagli altri membri del Consiglio di Sorveglianza.
“Ma 600.000 euro lordi”, dice Lotito puntando l’indice verso l’intervistatore. Come se fossero bruscolini e non addirittura 100.000 euro in più di quello che prendevano Ugo Longo e prima di lui Sergio Cragnotti per ricoprire la stessa carica. Ma sarà un aumento dovuto all’inflazione…
Insomma, una “coglionella” continua, un tentativo perenne di rigirare la frittata come per la vicenda dell’aereo della Lazio (che della Lazio non è mai stato) che è sparito con la società bulgara che ha lasciato un buffo di 180.000 alla società che gestisce l’aeroporto di Trapani.
O come la vicenda-Alitalia.
A giugno 2019 Lotito si presenta con una proposta per acquistare il 37,5% di Alitalia. Dice di voler investire 375 milioni di euro e produce a garanzia una lettera del Banco di Santander.
Peccato che quei soldi Lotito non li abbia come patrimonio personale e che quella lettera sia risultata un falso clamoroso, come ha comunicato la stessa Banca Santander quando è stata interpellata da Mediobanca che curava la questione della vendita di Alitalia per conto di Ferrovie dello Stato.
“Non so neanche come definirla questa vicenda, mi sembra un po’ alla Totò questa roba qua”, ha detto ridendo Gian Gaetano Bellavia, esperto di riciclaggio, riferendosi forse al film Totò truffa, al tentativo di vendere la Fontana di Trevi al povero Deciocavallo…
Purtroppo, però, non c’è nulla da ridere perché la vicenda è seria.
Ma Lotito, come sempre, gira la frittata. Lui finisce in ogni scandalo, ma ribalta sempre le cose e a sentirlo parlare lui è sempre parte lesa. In qualsiasi questione, compresa questa di Alitalia.
“Io ho dato incarico ad una struttura, mica l’ho fatta io quella. Lei mi dice che è falso, lei mette in dubbio la mia liquidità?”.
“Non sono io che devo dimostrare se lei ha liquidità” replica l’intervistatore “ma le sue aziende, tutto il gruppo, produce 640.000 euro di utili all’anno ma è indebitato per 80 milioni di euro. Io le sto dicendo che questa lettera che lei allega alla manifestazione di interesse a Ferrovie dello Stato il Banco di Santander dice che è falsa”.
“C’è un documento sbagliato”, dice Lotito infervorato, “ne prendo atto. Sarà un documento falso? Vuol dire che è stata fatta una truffa ai nostri danni. Poi lei ha solo una parte del mio patrimonio. Quanto vale una villa di 2000 metri quadri a Cortina con 6 ettari di parco?”…
Valutato il patrimonio immobiliare sempre da Gian Gaetano Bellavia, escono fuori due ville a Roma, due a Cortina e una ad Amatrice per un valore complessivo di 50 milioni di euro. “È una valutazione che stona”, si limita a dire l’esperto di riciclaggio.
Insomma, il patrimonio per giustificare un finanziamento da 375 milioni di euro non c’è, ma quella lettera da dove esce?
“Se qualche mio collaboratore è stato tratto in inganno da fatti di cui io non sono a conoscenza, ci adegueremo di conseguenza”.
Insomma, Lotito vittima di un falso presentato da lui stesso.
Insomma, la solita “coglionella” a cui assistiamo da più di 17 anni e a cui oramai ci siamo abituati, quasi assuefatti o, comunque, rassegnati.
Sì, rassegnati al fatto che noi non abbiamo da più di tre lustri un presidente normale.
Lo sapevano, l’ho scritto per anni in tutte le salse (perché eccezion fatta per la lettera di Alitalia tutta la documentazione del servizio di quasi un’ora di Report l’avevate già letta in questi anni negli articoli di Millenovecento), ma da ieri lo sanno anche quelli che da anni chiudono gli occhi e si tanno le orecchie per non vedere e non sentire.
E sono quelli che si definiscono i guardiani della Lazialità, i fedelissimi, i Lotito Fans o i Lotito&Friends presenti a tutti gli eventi della Lazio, quella piccola corte dei miracoli di cui si è circondato il presidfente più odiato della storia della Lazio…
Detto questo, ora da Report mi aspetterei una bella indagine sulle plus valenze false fatte da tutte le società “strisciate” e dalla Roma, ma anche lo stesso stupore dell’intervistatore nel leggere il bilancio della Roma e nel chiedere all’esperto come possa ancora essere tenuta in vita una società che perde 200 milioni di euro all’anno.
Oppure, come mai la Federcalcio abbia potuto consentire a certe società di arrivare ad un simile livello di indebitamento nonostante il Fair Play Finanziario e dove stavano la Covisoc e tutti gli altri organi di controllo interni della Federcalcio.
Oppure degli impicci che ci stanno dietro alle società con sede in Delawere che hanno gestito per anni la AS Roma.
Quando succederà, anche Report potrà essere considerato più attendibile e meno di parte…
