Il Rosic One insiste, Sarri guarda avanti

“L’unica cosa che posso dire del derby è che, al di là del risultato e degli episodi, abbiamo giocato 5-6 partite all’Olimpico e la partita in cui abbiamo dominato di più e messo più in difficoltà l’avversario è stata proprio questa: la mia squadra ha sentito di essere più grande e l’avversario più piccolo”.
ROSICARE: verbo transitivo [dal Latino rōsĭcare, der. di rōdĕre (participio passato rōsus) «rodere»] (io rósico, tu rósichi, egli rósica ecc.). Rodersi, consumarsi per la gelosia, l’invidia: i tifosi hanno rosicato perché la squadra avversaria ha vinto.
A quanto pare, non hanno rosicato solo i tifosi per la sconfitta di domenica nel derby. Perché quello che non si dà proprio pace e continua a dipingere una realtà completamente diversa da quella che si è vista in campo ed è stata raccontata all’estero da tutti i maggiori quotidiani europei è José Mourinho.
Da domenica sera il Rosic One continua a parlare di una Roma che ha dominato, quando dall’Equipe a Marca tutti hanno raccontato il derby scrivendo di una Lazio che ha dominato la Roma e che ha vinto in modo meno largo (nel punteggio) di quanto non meritasse per quello che ha fatto in campo.
Lazio dominante dal punto di vista tattico, ma anche per intensità, personalità e gioco. Ma non ditelo a Mourinho, perché a distanza di quattro giorni lui è ancora convinto di aver visto un’altra partita, un altro film.
Insomma, l’ex Special One, oramai ribattezzato Rosic One, non riesce né ad andare oltre e dimenticare né a darsi pace e accettare la realtà. Problema suo direte voi, ma non è così.
Questo modo di fare di Mourinho fa parte di un copione preciso, di una strategia che porta avanti da sempre per convincere giocatori e tifosi che lui non sbaglia mai o che le squadre che allena sono sempre più forti, più preparate e meglio allenate delle avversarie.
E se per caso perdono, come è successo nel derby, la colpa è degli arbitri o della sfiga. O semmai (come successo a Verona) la sconfitta è figlia di poca concentrazione, non di una squadra che in quei 90 minuti ha dimostrato di essere più forte, più decisa, superiore nell’approccio alla partita e nel gioco.
Per carità, molti allenatori sono così. Ma Mourinho lo è all’ennesima potenza e per questo è perfetto per quell’ambiente in cui da anni mancati successi o sonore sconfitte sono sempre colpa della sfiga, degli arbitri, dei complotti del palazzo e del destino cinico e baro.
Per questo, teniamoci stretti Sarri che questa vittoria nel derby l’ha festeggiata ma l’ha già archiviata. Perché i vincenti fanno così: non dormono sugli allori e non festeggiano per settimane o per mesi, voltano subito pagina per costruire nuove vittorie. Come ha fatto ieri in conferenza stampa.
“Non mi interessa più la Roma, i punti li abbiamo fatti, dobbiamo pensare solo a domani. Altrimenti la stagione di queste squadre si risolve nei due derby, e non deve essere così. Capisco l’importanza per i tifosi, ma noi dobbiamo pensare a domani”.
Questa è mentalità vincente, questa è una delle tante facce del “sarrismo”, di quella rivoluzione sia tecnica che culturale che il “comandante” ha iniziato a luglio. Perché in questo aveva ragione Zeman: il derby è solo una delle 38 partite in cui ci sono in palio 3 punti da conquistare.
Difficile da far digerire in una città che da quasi 95 anni (e non sono ancora 100 per colpa loro che sono arrivati in ritardo di oltre un quarto di secolo…) vive di derby per 24 ore al giorno e 365 giorni all’anno.
Difficile cambiare la mentalità di un ambiente che per decenni si è nutrito solo di rivalità cittadina perché era difficile o impossibile guardare oltre e pensare di vincere scudetti e coppe in Italia o in Europa.
La Lazio quel cerchio lo ha spezzato prima della Roma, perché ha avuto quegli anni d’oro cragnottiani che hanno cambiato la storia della società e che hanno consentito alla Lazio di diventare una realtà europea, grazie a quei due trofei vinti contro Maiorca e Manchester United.
E ora tocca a Sarri. Quest’anno non è facile, ma l’Europa è e deve essere comunque un obiettivo, non un fastidio di cui liberarsi in fretta. Per questo stasera bisogna battere la Lokomotiv Mosca e poi fare il bis il 21 ottobre sempre all’Olimpico contro il Marsiglia.
Non è facile, ma la Lazio del derby e delle prime due giornate di campionato lo può fare…
